Per anni l’azienda si è occupata di colture diffuse nel territorio, poi Raffaele Grimolizzi ha deciso di assecondare un suo amore coltivato sin dall’adolescenza e nel 2012, stabilisce di cimentarsi in un settore che riempie di gratifiche e di soddisfazioni. Dopo aver acquistato una vigna trentennale, di uva Aglianico del Vulture, effettua un secondo acquisto: una cantina scavata in grotta naturale di tufo. Questo secondo acquisto implica la decisione di non voler vendere il prodotto ricavato dalla vigna, ma bensì di trasformarlo. La scelta di intraprendere questo cammino scaturisce dalla passione per le bontà territoriali e dalla voglia di diffondere la genuinità delle eccellenti colture della terra vulturina.
L’Aglianico del Vulture ha origini molto remote e si ritiene che sia stato introdotto dai greci nel sud Italia tra il VII-VI secolo a.C. Una delle testimonianze storico-letterarie sulla storia di questo vitigno è stata lasciata da Quinto Orazio Flacco, poeta latino originario di Venosa che esaltò le bellezze della sua terra (la Basilicata) e il vino in questione.
L’Aglianico del Vulture è un vino DOC del vitigno Aglianico ottenuto dalla vinificazione in purezza delle uve appartenenti al vitigno omonimo, che si trova nei vigneti ubicati ai piedi del Monte Vulture, un vulcano spento da millenni. La mission dell’azienda nasce dall’esigenza di portare avanti e sempre più in alto il marchio Made in Italy invidiato in tutto il mondo. Fondamentale è stato l’acquisto dei terreni da parte del capostipite, per cui la scelta dell’etichetta del vino è stata spontanea: “Alberi in Piano”, il cui nome fa riferimento alla contrada di Barile dove è tutto iniziato e dove è situata la masseria.